Melissa correva vero il sepolcro, sperava di riuscire a superarlo per arrivare così all'uscita del cimitero. Ma da dietro quella lugubre costruzione, un'ombra nera si mosse sotto il bagliore della luna, il quale rivelò Xavier.
Melissa sudava freddo, il cuore le batteva forte e aveva tanta paura che stavolta Xavier non avrebbe avuto pietà per lei. I capelli ricci e biondi, le si attaccavano alla fronte, sentiva il top rosso, sotto la giacca di pelle nera, attaccarsi alla schiena per via del sudore. Era troppo tempo che quel "guardia e ladri" continuava tra lei e Xavier. Strinse la balestra caricata a paletti di legno che aveva nella mano.
Xavier fece un passo in avanti, la luna illuminò il suo volto diafano come scolpito nel marmo e i suoi corti ricci bluastri. Fece un inchino con un sorriso strafottente, le zanne sembravano luccicare. Fece un altro passo e in un attimo si trovò di fronte a Melissa, la prese subito per la gola. "Era molto che non ci vediamo".
"Credevo tu fossi morto" disse Melissa con la voce strozzata e con il respiro che le mancava. Puntò la balestra sul petto di Xavier.
Xavier s'irrigidì e lanciò un'occhiata alla punta che lo sfiorava. "Sai che posso ucciderti prima ancora che tu abbai finito di premere il grilletto!" sentenziò Xavier. Sentì caricare un'arma dietro di se. Si voltò leggermente senza mollar ela presa dalla gola di Melissa. "Rebecca..." salutò con un suono della voce viscido e languido. "Lascia stare Melissa, Xavier. Non eviterai pure il proiettile".
"Immagino siano proiettili in legno" commentò Xavier, con una nota di ammirazione nei confronti di Rebecca, la quale era la cacciatrice più previdente e sicura di se stessa che lui avesse mai incontrato. Rebecca accigliò lo sguardo "Ovviamente".
Xavier mollò la presa di Melissa, la quale fece velocemente due passi indietro e si accovacciò a terra, cercando di riprendere fiato.
"Due anni fa, a Parigi. L'anno scorso a Roma, e sei mesi fa a Cambridge. Tutte e tre le volte sembravi morto Xavier".
"Sono morto!" disse Xavier sorridente. Rebecca fece un'espressione disgustata. "Non sei vivo... ma non sei nemmeno morto".
"Tu pensi che la morte sia la fine. Ma io, sono la prova che dopo la morte si può rinascere". Xavier fece per avvicinarsi a Rebecca. Lanciò uno sguardo di sfuggita a Melissa per poi ritornare con gli occhi alla sua cacciatrice preferita. Alta, slanciata, mora con i ricci lunghi e che le incorniciavano il viso, due occhi verdi simili a smeraldi incandescenti, un seno voluminoso e una pelle simile alla pesca. Xavier sospirò come se si arrendesse davanti all'evidenza.
"Sei stanco?" chiese ironica Rebecca, sebbene nel viso non ci fosse nulla di divertito.
"Ho sempre pensato tu dovessi fare la modella, o la stilista. Il tuo viso e i tuoi occhi... tutto questo" Xavier fece un gesto plaetale indicando il cimitero intorno a loro "tutto questo non si intona alla tua bellezza".
Uno scocco istantaneo rivelò che Melissa aveva sparato un paletto di legno. Xavier si voltò e fermò il paletto che stava per conficcarsi nel suo petto. Dopodiché si voltò di nuovo verso Rebecca, sapeva che era lei che doveva tenere d'occhio.
"Ti hanno affidato una novellina molto incapace".
"Hai ucciso i miei ultimi assistenti".
"Ma non sono riuscito ad uccidere te".
"Non t'illudere, non ci riuscirai". Non ebbe il tempo di finire la frase che Rebecca sparò una sequenza di proiettili all'altezza del petto di Xavier, questo con abili mosse schivò ogni proiettile tranne uno che lo colpì di striscio nel collo.
Il sangue che ne uscì era nero e denso, simile a petrolio ma con sfumature rossastre. Rebecca spostò lo sguardo, e strinse gli occhi come se la vista di quel flusso le causasse dolore.
Melissa lo guardò attentamente invece e le venne da rimettere. Fece versi che a quanto pare infastidirono molto Xavier, il quale in un attimo le fu alle spalle e le spezzò il collo.
"Melissa!" Rebecca fece un passo avanti ma sapeva che Melissa ormai era morta, vide il suo corpo afflosciarsi su se stesso per poi poggiarsi sull'erba del camposanto.
"Non era un granché" commentò Xavier con sdegno.
"Era una brava ragazza" rispose Rebecca.
"Mm... troppo rumorosa per i miei gusti" disse infine Xavier con sufficienza. Aveva spezzato centinaia di vite, di certo una in più non lo avrebbe scombussolato.
"Dov'eravamo?... Oh si!" Xavier si precipitò davanti a Rebecca, il quale quando se lo vide davanti provò ad indietreggiare ma lui la trattenne per un braccio. Con l'altra mano libera, si passò un dito sulla ferita ancora sanguinante, ma che ormai si stava per cicatrizzare. Il sangue che rimase sul dito, era nero, oscuro, sembrava vivo, in un certo senso. Xavier accostò il dito accanto alla bocca di Rebecca, ma lei sposò il viso.
"Un tempo ne andavi pazza".
"Ho smesso, lo sai".
"So solo, che quando ne eri schiava, ti comportavi molto più gentilmente con me,per esempio..." Xavier usò la mano con cui teneva Rebecca, per levarle la pistola di mano. Gliela fece penzolare davanti e con un sorriso compiaciuto disse "questa prima... non ti saresti mai sognata di puntarmela addosso". Rebecca gli lanciò uno sguardo carico di odio e di risentimento. Xavier rispose a quello sguardo, con un'occhiata di chi sapeva e di ci si sentiva superiore. "Non guardarmi così, Smetti di tentare di uccidermi. Io non lo vorrei fare".
Rebecca non rispose. Preferiva stare zitta se non aveva armi in mano.
"Oh, ho capito. Ti ridò la pistola così potrai parlare con quel linguaggio colorito che mi piace tanto!" Xavier si espresse come un bambino che richiedeva le sue caramelle preferite. Le mise la pistola in mano. Poi con l'unghio si tagliò poco sopra il labbro, da cui cominciò a sgorgare quel flusso tanto buio e tanto desiderato. Xavier prese la testa di Rebecca e l'avvicinò alla sua, contemporaneamente si abbassò un poco così che la bocca di Rebecca coincidesse alla sua ferita.
"Allora? Un tempo avresti fatto pazzie per un'opportunità del genere". Una goccia di sangue scese lungo le labbra di Xavier per finirgli sulla punta della lingua.
"Un tempo, un tempo...continui a parlare del passato Xavier. Sono cinque anni che non bevo più, da nessun vampiro del cazzo!" la voce di Rebecca era solida e incazzosa ma, come poté accorgersi Xavier, lievemente insicura. Le mise una mano sul petto, sopra il seno, precisamente sul cuore.
"Sarà anche la verità, ma tu desideri solo riprovare l'ebbrezza del sangue di vampiro dentro di te. Tu vuoi... il mio sangue sulle tue labbra". Rebecca sorrise con un sorriso aspro e doloroso. "Non capisci un cazzo, Xavier. Non lo hai mai capito. Tu eri uguale a tutti gli altri, non m'importava da chi ricevessi il sangue. L'importante era che ne avessi una dose ogni sera".
"E allora perché al locale aspettavi sempre e solo me?".
"Perché sapevo che avevi un debole per me, sapevo che mi avresti accontentato sicuramente" la voce di Rebecca si era fatta di colpo sensuale, maligna e insidiosa, come una rosa bellissima, contornata da mille e più spine.
Xavier spinse Rebecca verso il muro del sepolcro e il tonfo che ne uscì fu tremendo. Quando Xavier avanzò verso Rebecca, lei annaspava come se il colpo le avesse temporaneamente impedito di respirare. I suoni che ne uscivano erano incolti, gutturali e ripetitivi. Smisero solo nel momento in cui Xavier prese Rebecca tra le braccia. Le spalle larghe, le braccia scolpite, il calore del suo corpo nonostante la morte gli fosse dentro.. sensazioni che Rebecca ricordava pienamente dal suo passato, e che in quel momento ritornavano e riemergevano come onde impetuose.
Si aggrappò alle braccia di Xavier nascondendo il viso nel suo petto.
"Perché... Perché!?".
"E' un incantesimo... un meraviglioso incantesimo. Quando assaggi il mio sangue, sei mia. Mia e di nessun altro. Tu vuoi me, Rebecca. Non importa quanti anni possano passare. Tu desidererai sempre il mio sangue.. e il mio corpo". La voce di Xavier, dolorosa come mille fogli di carta taglienti, si insediò nell'animo di Rebecca, il quale riconobbe il vero nelle sue parole. Aveva sempre desiderato lui, solamente lui, perché ciò che la legava al suo sangue era superiore a qualsiasi droga legasse un tossico al suo fornitore.
Xavier baciò lentamente Rebecca, la quale piangeva. La baciava sulla fronte, sulle labbra, le leccava le lacrime. "Basta piangere" sussurrò Xavier, non era un tono rassicurante, ma crudele che non ammetteva repliche.
"Non voglio essere tua, non voglio. Voglio appartenere a me stessa!" Xavier sbattè Rebecca a terra, facendola distendere. Si mise a cavalcioni sopra di lei. Si levò la maglietta, il petto lucido e albino venne illuminato dal pallido chiarore lunare, e sembrava un'altra perfetta statua appartenente al museo. Rebecca strinse i denti, fino a quando Xavier non tracciò un taglio lungo tutto il suo petto, dal centro dei pettorali fino alla cinta dei Jeans. Gli occhi di Rebecca cominciarono ad appannarsi e rimase solo quel liquido che decorava Xavier, tutto all'infuori di lui era un contorno vuoto e insignificante. Rebecca leccò lungo tutto il tracciato, riscoprendo dentro di se voglie e desideri che credeva morti.