Matt e Elena: Primo appuntamento!

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vale_cullen93
view post Posted on 10/12/2009, 15:05




Quasi un anno fà, la Smith ha pubblicato sul suo sito due racconti che vedono come protagonisti 4 dei personaggi principali di The Vampire Diaries. I racconti erano accessibili a tutti fan ma aimè erano interamente scritti in Ingles, aggiungerei logicamente. Oggi siamo lieti di darvi il nostro primo dono natalizio, il The Vampire Diaries ha effettuato la traduzione, per il momento, del primo racconto "Matt e Elena:Primo appuntamento" e quanto prima riusciremo a farvi leggere anche il secondo, che vede invece Damon e Bonnie come protagonisti. Spero che questo piccolo dono sia di vostro gradimento.
Buona Lettura!!!
FONTEEE!!! : http://www.moonlightitalia.com/vampirediaries/

QUI TROVATE LA TRADUZIONE!

Se lo sapevo prima evitavo di leggerlo in inglese xD
 
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Lady_Cullen78
view post Posted on 10/12/2009, 16:32




wowwww non vedo l'ora che arrivi il prossimo quello tra damonuccio e bonnie
 
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view post Posted on 10/12/2009, 17:01
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ma solo a me Damonuccio e Bonnie non piacciono insieme?
 
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Lady_Cullen78
view post Posted on 10/12/2009, 17:06




noooooooooooooooo damon e bonnie for ever
 
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view post Posted on 10/12/2009, 17:46
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CITAZIONE (Lady_Cullen78 @ 10/12/2009, 17:06)
noooooooooooooooo damon e bonnie for ever

*si infila due dita in bocca per vomitare*
a me Bonnie non piace...è troppo appiccicosa con tutti...e piange sempre...
 
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saramilano88
view post Posted on 10/12/2009, 20:12




Bonnie non piange sempre..è emotiva, è diverso. E poi non è appicicosa secondo me, è solo molto affettuosa e adora le sue amiche!
 
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view post Posted on 11/12/2009, 15:43
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non intendevo con le amiche...ma con Damon...io la trovo un pò lagnosa...forse perchè mi piacciono i personaggi femminili forti tipo Meredith, o Buffy se preferisci...comunque per commentare i racconti Matt è troppo carinooooooooooooooooo!!!!soprattutto quando va a prendere Elena e incontra la zia Judith e le amiche di Elena
 
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Onor
view post Posted on 11/12/2009, 23:42




:o: :o: :o: che bello grazie mille, ottimo dono

Chissa in che periodo e ambientata la storia fra Damon e Bonni... forse dopo "La Messa Nera".
 
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°la moretta°
view post Posted on 4/1/2010, 16:18




Che bello!
è stato un appuntamento bellissimo nella sua semplicità.
 
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Vampire_Inside.95
view post Posted on 4/1/2010, 21:29




non avevo ancora letto questo capitolo... uuhuhuh la gitana c'ha preso XD!!
 
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;Rose
view post Posted on 5/1/2010, 14:04




raga a me la traduzione nn me la apre propio! nn è che potreste postaral qui propio scritta??
 
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Vampire_Inside.95
view post Posted on 5/1/2010, 14:11




io non so proprio come si faccia a copriarla. Xkè non è un itervento o un testo qualunque, è uno di quei programmi particolari e non rieco a selezionare il testo
 
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°la moretta°
view post Posted on 5/1/2010, 14:18




provo io?
:D

SPOILER (click to view)
Un appuntamento... con Elena Gilbert!
Matt aprì nervosamente il suo portafoglio e contò il denaro. Dieci dollari e sei centesimi erano rimasti da quello che sei vicini gli avevano dato per la raccolta, in un unico mucchio da ardere, delle foglie autunnali da ciascun giardino. Il resto era stato speso per comprare quel nuovo paio di freschi pantaloni casual. Sette dollari e venti centesimi rimasti dalla pulizia dei porticati e dal taglio dell'erba dei giardini - il resto di quei soldi era stato attentamente investito nella giacca che stava indossando giusto adesso - una giacca del liceo non sarebbe andata bene, non in quest‘occasione, e aveva sentito che Elena non le gradiva. Un biglietto da dieci dollari dall'aiuto prestato al Signor Muldoon, al quale aveva sostituito tutte le lampadine della casa che l'anziano non poteva più raggiungere. Ventisette dollari e ventisei centesimi... più...
Capovolse attentamente il portafoglio e lo estrasse dal suo speciale posto d'onore - uno scompartimento nascosto sul lato del borsello. Ed ecco lì, piegato a metà, fresco e nuovo come quando lo Zio Joe glielo aveva dato.
Un biglietto da cento dollari.
Ricordava lo Zio Joe - Prozio Joe, in realtà, ma lo aveva sempre chiamato Zio, infilargli il biglietto nella mano mentre l'infermiera era fuori dalla stanza. "Non sprecarlo in qualche cavolata, " Aveva sussurrato lo Zio Joe con la sua voce roca. "Tienilo finché non arriverà un'occasione speciale. Saprai quando sarà il momento giusto. E per l'amor di Dio" - una pausa, mentre lo Zio Joe ebbe un
lungo attacco di tosse e Matt lo sosteneva - "Non osare spenderli in sigarette, ok? Non prendere il vizio ragazzo, perché ti porterebbe solo dolore".
Poi Matt gentilmente fece distendere lo Zio Joe. La tosse stava ricominciando e Matt voleva che un'infermiera controllasse il livello di saturazione di ossigeno. Era a 85 quando sarebbe dovuto essere 100 - forse lo Zio Joe aveva bisogno di più ossigeno.
Erano passati esattamente due anni e due giorni. Esattamente due anni fa come oggi, Zio Joe era morto.
Matt si accorse che stava affondando il pugno nella sua coscia, dolorosamente. Era difficile, difficile ricordare come lo Zio Joe se ne fosse andato.
In quel momento però, guardando il biglietto da cento dollari, tutto quello che Matt riusciva a pensare era al sorriso malandrino e alle sue parole roche, "Saprai quando sarà il momento giusto". Sì, lo Zio Joe lo sapeva, no? Matt avrebbe riso fino a star male se lo Zio Joe gli avesse detto allora in cosa avrebbe speso i preziosi soldi. Nei pensieri del giovane quattordicenne Matt le ragazze e il contagio dovuto alla loro presenza non era ancora stato superato. E' vero, era sbocciato più tardi, apprendimento lento. Ora però aveva capito. E avrebbe indossato i suoi nuovi pantaloni e la sua camicia stirata, una vera cravatta che sua madre gli aveva regalato il Natale precedente e la sua giacca nuova di zecca per l'evento più incredibile che avesse potuto immaginare.
Spendere tutti i cento dollari in una serata con Elena Gilbert.
Elena... solo pensare al suo nome lo faceva sentire baciato dal sole. Lei era la luce del sole. Con quei meravigliosi capelli dorati che le ondeggiavano a mezza schiena, con la sua pelle, del colore di fiori di pesco, anche nella stagione dell'abbronzatura, con i suoi occhi luminosi come piscine blu con macchie color oro, e le sue labbra...
Quelle labbra. Insieme agli occhi, avrebbero potuto mettere sotto sopra un ragazzo in un attimo. A scuola quelle labbra erano sempre imbronciate, come per dire ―Bhè, davvero! Mi aspettavo più di questo!―
Ma stasera Elena non sarebbe stata imbronciata. Matt non sapeva dove aveva trovato il coraggio - aveva rovesciato un secchio di ghiaccio in testa all'allenatore Simpson dopo aver perso una partita - ma aveva dovuto raccogliere tutte le sue forze per chiederle di uscire. E adesso, con il biglietto da cento dollari dello Zio Joe, stava per portare Elena Gilbert a un vero appuntamento, in un vero ristorante francese: un appuntamento che lei non avrebbe mai dimenticato.
Matt gettò un'occhiata affilata all'orologio. Tempo d'andare! Di sicuro non poteva arrivare tardi.
―Ehi, Mamma! Manca un quarto alle sette! Sto uscendo!‖
"Aspetta, Aspetta, Matt!" la signora Honeycutt, piccola, tonda e profumata di biscotti, arrivò quasi correndo all'ingresso. "Te ne vai senza che ti veda?" scrollando la testa e con gli occhi raggianti, "Chi ti ha stirato quella camicia, posso chiedertelo? Chi ha sentito della svendita di giacche all'inizio?‖.
Matt rispose con uno sguardo canzonatorio e poi, arrossì sinceramente, mentre lei lo guardava.
Alla fine, Mrs. Honeycutt sospirò. ―Ho un figlio davvero bello. Assomigli a tuo padre‖.
Matt sentì che stava diventando sempre più rosso.
"Adesso, ti metterai il soprabito?"
"Certo, ovvio, mamma." "Sei sicuro di avere abbastanza soldi?"
"Si!" disse Matt. Si! Pensò raggiante.
"Voglio dire, questa Gilbert, se ne sentono di tutti i colori su di lei. Esce con i ragazzi del college. Si aspetta la luna agli appuntamenti. Non ha nessun genitore che la controlla. Lei-"
"Mamma, non m‘interessa con chi è uscita; ho un mucchio di soldi; e vive con sua zia. Come se fosse colpa sua se i suoi genitori sono rimasti uccisi! E se rimango qui ancora un minuto, finirò col prendere una multa per eccesso di velocità!
"Bene, se tu mi lasciassi prendere il portafoglio. Ti darò dieci dollari, così sei sicuro, nel caso-"
"Non ho tempo, mamma! Notte!"
E si ritrovò in garage, sentendo gli odori familiari del grasso e dell'olio e ruggine e puzza.
La sua auto - in realtà, sperava che Elena non notasse la sua auto. Avrebbe dovuto farla entrare e uscire con rapidità. Era solamente lo strano insieme di varie parti che Matt era in qualche modo riuscito ad attaccare allo scheletro della vecchia auto che suo padre usava come veicolo. Nella sua testa, si riferiva ad essa come a ―Il sacco di spazzatura.‖
E siccome non poteva farci niente, gli rimaneva solo sperare che Elena non ci vedesse molto al buio. Aveva memorizzato la strada per Chez Amaury, così non avrebbe dovuto accendere la luce per controllare la cartina. Oh mio Dio! Questa era la sua strada. Era già arrivato! Deglutire non lo aiutò, e Matt allentò un po' il colletto appena svoltato. Si sentiva come se stesse soffocando.
Ok. Deglutisco. Davanti alla casa. Spento il motore. Estratta la chiave.
Ok. Deglutisco. Chiavi in tasca. Davanti alla porta d'ingresso.
Ok. Deglutisco. Dito sul campanello. Matt aspettò almeno un minuto cercando di calmarsi poi si convinse a premere leggermente sul bottone tondo.
Suoni lontani...
E in un attimo si trovò a guardare una magra, se non sottile, donna che gli sorrise e disse. ―Tu devi essere il nuovo appuntamento di Elena. Entra, entra. E' ancora di sopra, sai, queste ragazze... ‖
La donna sembrava tanto ospitale e gentile quanto sua madre e faceva tutto ciò che poteva per metterlo a suo agio.
Nonostante ciò ci fu comunque una pausa nella conversazione che non poté essere ignorata.
―T-Tu sei la Zia di Elena, Judith, giusto?‖ Provò a dire Matt.
―Si! Oh, non dirmi che ho scordato di presentarmi! Sì, puoi chiamarmi Zia Judith come gli altri. Ti porto delle patatine e qualcosa mentre aspetti. Queste ragazze, lo sai. EE-LEE-NAAA!‖ Urlò mentre Matt con una smorfia si trattenne dal coprirsi le orecchie.
―Ecco qui; un po' di Fritos, ‖ Zia Judith le stava mettendo in un recipiente. Ma gli occhi di Matt non erano per lei. Erano per la visione in blu che stava scendendo le scale. Matt aveva sentito parlare di una visione talmente meravigliosa da farti uscire gli occhi dalle orbite, ma non avrebbe mai immaginato quanto questa metafora corrispondesse alla realtà.
Ed eccola lì, di fronte a lui, che scendeva le scale. Elena era un angelo. Questo era ciò cui il suo vestito faceva pensare. Il vestito era... bhè, Matt non conosceva il nome giusto per certe cose, ma era senza spalline e dal corpetto aderente. Era di un pallido celeste argentato che gli ricordava il colore della luna o della neve. Il corpetto era ricamato con delle perline chiare, e c‘era un fiore argentato in corrispondenza di una spalla. La parte inferiore del vestito era fatta di strati e strati di una qualche stoffa trasparente- forse chiffon?-e questi strati si gonfiavano e arricciavano intorno alle gambe di Elena. Le sue lunghe, splendide gambe sembravano ancor più lunghe e splendide del solito, e indossava delle adorabili scarpe argentate con i tacchi, con applicati dei fiori che si abbinavano al suo abito.
Elena gli sorrise mentre scendeva le scale, e per un istante Matt pensò a tutti gli altri ragazzi ai quali lei aveva sorriso nello stesso modo. Scendere quelle scale, vestita così elegantemente, era una cosa abituale per lei, e sorridere ad un ragazzo che la aspettava, era una cosa di tutti i giorni per lei. Matt cercò di scacciare quel pensiero dalla testa. Lui ed Elena stavano per trascorrere una fantastica serata insieme. Quella sera quel sorriso era soltanto per lui. ―Ascolta, fai attenzione a non prendere freddo‖, stava iniziando zia Judith, quando Elena, senza mai distogliere lo sguardo da lui, disse ―Ciao Matt‖.
La sua voce era dolce, con un leggero accento del sud, che ti risuonava nelle orecchie. Faceva sembrare qualsiasi cosa lei dicesse come un segreto, confidato solo a te. Qualcosa s‘inceppò nella gola di Matt. Non riusciva a tirarne fuori una sola parola, non mentre lei gli era così vicina, tanto vicina da poterne sentire il profumo. Aveva il profumo delle rose in estate, e della lavanda essiccata che si tiene nei cassetti. Ed anche di ...un altro profumo , che doveva essere semplicemente il suo odore naturale, eau de Elena.
Matt era contento di essersi ripulito le unghie dal grasso e dallo sporco con uno spazzolino, e di essersi pulito sfregando fino a diventare rosso, per riuscire a togliersi di dosso l‘odore di auto vecchie e di soffitta ammuffita. Ma non era ancora riuscito a parlare. E poi, in qualche modo, il vecchio zio Joe, che sembrava trovarsi nella tasca posteriore di Matt, gli diede uno scossone e le parole ― Sei bellissima Elena‖ gli uscirono tutto d‘un fiato.
Era davvero bellissima. La sua pelle assomigliava a dei petali di magnolia, ma sempre con una leggera sfumatura di rosa sugli zigomi. Non portava alcun trucco che Matt riuscisse a vedere, - ma come puoi saperlo con le ragazze di questi tempi? Le sue ciglia erano lunghe, spesse e scure, e sembravano quasi troppo pesanti per le sue palpebre, quasi come se, Matt dovette ammettere con se stesso, fosse infastidita da ciò che vedeva. Ma gli occhi che incorniciavano erano animati da un fuoco appassionato. Erano davvero celesti, screziati d‘oro puro qui e là. Le sue labbra, tuttavia - sì, portava il rossetto. Non sapeva che
nome avesse quel rossetto, ma per lui avrebbe dovuto chiamarsi ―Incitamento agli atti criminali‖.
Improvvisamente Matt s‘irrigidì. Sentiva delle risatine soffocate lì vicino, diverse risatine, e non si trattava di Elena. Si voltò di poco e vide, sì, vide le Fantastiche Quattro della scuola superiore Robert E. Lee, le quattro ragazze più ammirate della scuola. Le migliori amiche di Elena. Assomigliavano a un arcobaleno.
Meredith Sulez, dai capelli scuri, indossava indumenti dall‘aspetto comodo, color lavanda. Lo guardò e gli sorrise. Caroline Forbes, vestita di turchese e in modo più elegante. Forse anche lei aveva un appuntamento? Ammiccò, scuotendo i suoi capelli castano chiaro dai riflessi ramati. E poi la carina, minuta, Bonnie McCullough, la graziosa rossa vestita di verde chiaro, che si nascondeva la bocca con la mano, mentre continuava a ridacchiare. Il loro scopo ovviamente era di metterlo in difficoltà.
―Hey ragazze‖ era Caroline a parlare, ― a me sembra piuttosto eccitato ‖.
Meredith disse: ―Allora non può uscire con lei. Nessuno può saltare addosso a Elena.‖ Bonnie disse: ‖Non può comunque uscire con lei. Non ci ha chiesto il permesso.‖ Caroline: ―Penso che andrò io con lui. Ci conosciamo da molto ed è anche carino.‖ ―Carino? E‘ proprio bello. Ed è anche un quarterback. Anche se non ha ancora fatto le selezioni ‖disse Meredith. ‖Dovrebbe mangiare più carne‖ disse Caroline. Bonnie: ―Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, proprio come nelle favole.‖ Caroline: ― Io dico che dovremmo rapirlo e tenerlo per noi.‖Meredith: ―Tutto dipende da quanto sarà bravo a supplicare‖. Supplicare? Pensò Matt, che cosa mi faranno fare? Mi faranno inginocchiare? Elena che nel frattempo stava tranquillamente indossando il suo coprispalle color azzurro – argento, e controllandosi il viso in uno piccolo specchietto da borsa, in quel momento chiuse lo specchietto.
―Sono una seccatura‖disse a Matt, accennando alle tre ragazze. ― Ma è più semplice se gli chiedi semplicemente il permesso di portarmi fuori. E‘ quello che vogliono, ma se non ci sbrighiamo, faremo tardi. Cerca anche di farlo in maniera poetica, a loro piace così.‖ Poetica? Fare un discorso poetico di fronte ai più severi critici del genere maschile nel mondo? Mentre Elena era lì ad ascoltare? Matt si schiarì la voce, si sentì soffocare, poi sentì come se qualcuno gli avesse dato un colpo nelle spalle. Suo zio Joe lo stava aiutando di nuovo. Aprì la bocca senza avere la minima idea di quello che avrebbe detto. Ciò che ne uscì fu:
Oh magici fiori della sera... aiutatemi ad esaudire la mia preghiera …
Vi prego fatemi rubare questo raro fiore - di cui mi prenderò cura con amore
Prima che con lei mi possa allontanare
Il vostro gentile consenso dovrò domandare.
Ci fu un lungo silenzio. Alla fine Caroline scrollò all‘indietro i suo capelli bronzei e disse ―Immagino che tu l‘abbia composta prima. Terry Watson, il mediano, deve avertelo detto. O forse quell‘altro ragazzo nella squadra di football- come si chiama... ‖
―No, non l‘hanno fatto‖rispose Matt, trovando il coraggio necessario grazie a due cose: la sua tasca posteriore, e la lunga conoscenza con Caroline Forbes. ―Nessuno me l‘ha detto e non ho intenzione di farlo sapere ad altri. Ma se non usciamo da qui, adesso, faremo tardi. Quindi posso prenderla oppure no?‖ Con sua grande sorpresa tutte e tre le ragazze iniziarono a ridere e applaudire ―Noi diciamo: Sì!‖ gridò Meredith. E poi anche le altre iniziarono a gridare la stessa cosa, e Bonnie gli mandò un bacio. ―Solo una cosa‖disse zia Judith ―Per favore ditemi dove andrete stasera, nel caso... bhè sapete.‖ ‖Certamente‖ rispose Matt, senza gettare neanche uno sguardo alle ragazze ― Da Chez Amaury‖. C‘era un gran brusio intorno a lui, mormorii dalle diverse intonazioni, il cui senso era ―Wow!‖.
Elena disse dolcemente ―E‘ uno dei miei preferiti‖. Uno dei suoi preferiti. Matt si sentì diventare piccolo piccolo, poi grazie ad una spinta dello zio Joe, si raddrizzò e si sentì meglio. Almeno aveva scelto un buon ristorante.
Poi, prima che Matt si rendesse conto di ciò che stava accadendo, si ritrovò ad essere spinto fuori dalla porta. E fu solo nella veranda... con Elena. ― Mi dispiace per quella specie di circo‖gli disse lei con la sua voce armoniosa, gentile, alzando lo sguardo su di lui come una bambina piccola.‖ Ma insistono per farlo con ogni ragazzo nuovo. E‘ davvero infantile, ma abbiamo iniziato quando eravamo ancora alle medie. La tua è stata la miglior poesia che io abbia mai sentito.‖ Chi si sarebbe mai potuto arrabbiare con lei? Matt la accompagnò alla macchina, le aprì la portiera, più veloce che poteva, e la fece accomodare. Poi corse al suo lato della macchina, ―L‘Ammasso di rottami‖, ed entrò. ―Dunque ―, Elena disse non appena si furono allontanati dalla città, ‖andiamo da qualche parte prima del ristorante?‖ Parlava proprio come se non avesse notato - o sentito - niente di strano nella macchina. ―Sì, la nostra prima fermata, è un segreto. Penso che dovremmo farcela per le sette e mezzo. Spero che ti piacerà.‖
Per la prima volta Elena scoppiò a ridere forte, gettandogli degli sguardi. E la sua risata era affettuosa e dolce, ed aveva l‘effetto di un balsamo rilassante sui sensi di Matt. Il suo sguardo era sveglio, perspicace e allegro. ―Sei davvero pieno di sorprese‖disse Elena, e con sua grande sorpresa fece scivolare la sua mano sottile e fredda nella sua. Matt non era in grado di spiegare la sensazione che provava in quel momento. Era come una scossa elettrica che fluiva dalle dita fredde di lei nel palmo della sua mano, e poi su, sul suo braccio, e poi ancora più su fino a friggergli il cervello con un milione di volt. Era la cosa migliore che gli fosse mai capitata. E per fortuna la sua auto sapeva da sola la strada per il negozio di fiori, perché il suo cervello non era di sicuro lì a guidarla.
Elena parlava ma senza chiacchierare e senza lasciare pause imbarazzanti...
Senza lasciare alcune pause imbarazzanti quando doveva riprendere fiato. Parlò delle decorazioni per il Ballo D‘autunno, raccontò una divertente storia su come, mentre cercava di sbrogliare i riflettori colorati per il ballo, era rimasta impigliata nelle travi del tetto, e terminò con una battuta veramente divertente che non era né volgare né un insulto contro qualche cultura, razza o sesso.
Matt Honeycutt s‘innamorò.
Non si era reso conto di non essersi mai innamorato prima: solo infatuato. Come le api sono attratte dai fiori allo stesso modo qualsiasi persona poteva restare infatuata da Elena. Emetteva feromoni; si adattava all‘immagine perfetta della ragazza ideale che era in qualche modo impressa nei geni di qualsiasi ragazzo bianco, o che gli era stata promossa come valida fin da quando aveva tre anni. La bellezza di Elena era perfetta, assolutamente senza alcun difetto. Ma se non potevi spingerti oltre questo, non potevi parlare di Amore.
L‘amore è quando hai la possibilità di conoscere la ragazza dietro la maschera – come era sicuro di stare facendo lui in quel momento. L‘amore è quando vedi il mondo attraverso gli occhi di un innocente, allegra, divertente ragazza, e non poteva non provare tutto ciò quando parlava lei. Certo, se la tirava un po‘, ma come non poteva non farlo in base al modo in cui tutti la trattavano? Non pensava fosse una cosa brutta. Lui voleva coccolarla.
―Okay‖ disse, ―Siamo arrivati alla prima fermata. Chiudi gli occhi.‖
Elena rise. Il suono della sua voce era come il canto degli uccelli. Matt scese dalla macchina.
E in quel momento il suo cuore iniziò a martellare – e non per la cosa giusta. La porta del Fioraio era chiusa e le finestre buie. Aveva pianificato tutto in anticipo, aveva perfino pagato in anticipo per una singola, rosa bianca. Stava per dargliela a Elena con un pezzo di felce piumata dietro e con l‘entusiasmo di un bambino innocente - e aveva persino chiesto che fosse legata con un fiocco blu!
E adesso – la porta non voleva aprirsi sotto la sua mano tremante. Aveva perso troppo tempo. Aveva mandato tutto all‘aria. I fiorai se ne erano andati, e non avevano nemmeno lasciato la sua rosa in una scatola accanto alla porta.
Matt non seppe come riuscì a trovare il coraggio di rientrare in macchina.
Ma Elena gli stava sorridendo, con gli occhi aperti.
―Elena mi dispiace… io volevo solo…‖
―Non è colpa tua – è mia per averti fatto fare tardi. Oh Matt, mi dispiace tanto!Ma questo non è un ballo. Non avevi bisogno di comprarmi dei fiori. ―
Matt aprì la bocca per poterle raccontare la storia della rosa bianca, ma poi la chiuse di nuovo. Voleva così tanto raccontargliela, ma questo non lo avrebbe fatto sembrare ancora più patetico? Alla fine strinse i denti e facendo finta di niente disse ―Oh, era solo qualcosa che stavo per prenderti. Non fa niente. Magari avrò un‘altra occasione stasera.‖
―Siamo almeno in orario ora?‖
Matt guardò l‘orologio. ―Sì, appena in tempo. Assicurati di esserti allacciata bene ‖.
E in quel momento Matt ebbe una di quelle esperienze che si ha una volta nella vita: vedere Elena mettersi comoda. All‘inizio, non disse nulla, non fece nulla, stava seduta solo leggermente in avanti, sorridendo per far vedere che gli piaceva la canzone che stavano ascoltando. E poi, quando lui riuscì a mandare giù la delusione e a farsene una ragione, si accorse che lei lo stava guardando sorridendogli. E lui non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.
―Ehi, ce la faremo ad arrivare in tempo‖ gli disse, e capì mentre parlava che era felice. La notte era appena iniziata. Magari a Chez Amaury c‘erano quei venditori ambulanti di fiori. E lui le avrebbe comprato un dolcissimo bouquet. Come poteva essere triste quando la incomparabile Elena era lì con lui?
Entrarono nel parcheggio alle 19:59, con le cinture già slacciate mentre si affiancavano al piazzale dei parcheggiatori. Matt si sbrigò a dare le chiavi al
posteggiatore, e cercò di girarsi prima che potesse vedere la reazione dell‘inserviente alla vista della sua macchina.
Non riuscì a girarsi in tempo. Ma vide che non c‘era repulsione, nessuna smorfia di disgusto sulla faccia del posteggiatore. Al contrario vide fascino. Seguendo lo sguardo del parcheggiatore, vide una snella e ondeggiante figura in blu che lo stava aspettando.
In quel momento Matt capì che la fortuna aveva iniziato a sorridergli. Elena aveva scelto di indossare una giacchettina che si abbinava proprio con il suo stupendo mini vestito. Probabilmente stava morendo di freddo ma era bellissima. Sgusciò vicino a lei tenendole la porta aperta e insieme entrarono all‘interno dell‘indistinto e lussuoso Chez Amaury.
L‘inserviente che li guidò verso il loro tavolo privato era un po‘ snob. Sorrise graziosamente e un po‘ meravigliato a Elena, ma quando il suo sguardo si girò verso Matt lo guardò in modo sarcastico e tirò semplicemente su col naso.
Nessun problema. Erano insieme nella bolla del loro piccolo mondo, Matt ed Elena, e andava tutto bene. Matt non era mai stato molto bravo nel parlare con le ragazze. Era soprattutto un buon ascoltatore. Ma in qualche modo Elena faceva uscire le parole dalla sua bocca in maniera naturale. Gli piaceva parlare con lei. Era divertente. Le sue parole…. scintillavano.
E aveva una volontà di ferro dietro a quegli occhi color del lapis e a quella pelle del colore dei fiori di magnolia. Quando il cameriere gli diede i menù mormorò volutamente qualcosa riguardo all‘alcool e le carte di identità, e Elena gli rispose con una raffica di parole in francese che ebbero l‘effetto di mandare via l‘uomo impaurito e quasi strisciando.
―Sto studiando il francese per questa Estate‖ gli disse Elena, guardando allegramente il cameriere andare via. ― Posso già insultare le persone molto bene. Gli ho chiesto perché l‘avevano sbattuto fuori dalla Francia dove tutti quelli della nostra età bevono il vino.‖
―Che cosa succede questa Estate?‖ chiese Matt.
―Andrò in Francia. Non è una vacanza scambio. E‘ solo qualcosa che voglio fare. Per non annoiarmi, suppongo.‖ Gli fece un sorriso che quasi abbagliò il mondo. ―Odio la noia‖
Non essere noioso. Non essere noioso. Mentre Elena cominciò a raccontare una storia quest‘ordine rimbombò nella testa di Matt mandando in confusione la sua capacità di concentrazione.
Era così bella… delicata, come la porcellana cinese… I suoi capelli erano come oro antico nell‘oscurità del ristorante… e attraverso la luce della candela i suoi occhi erano quasi viola – con una spruzzatina di oro intorno. Cavolo, posso perfino sentire il suo profumo in questo minuscolo separé – suppongo ci abbiano dato il più brutto che avevano… Ma per me è emozionante lo stesso.
Elena finì la storia e iniziò a ridere. Lui rise insieme a lei, non poteva fare altrimenti. La sua risata non era stridula; né squillante; era melodiosa come un ruscello che scorre nella radura di una foresta. Wow, senti questa, era quasi poesia..., pensò Matt. Avrebbe dovuto dirle che a casa aveva scritto una vera poesia su di lei? Nah, avrebbe scommesso che altri mille ragazzi gli avevano detto la stessa cosa.
―Ma ho parlato solo io‖ disse Elena, ammiccando un po‘ come per dire e tu sei stato solo a fissarmi.
― Parlami di te‖
―Di…me?bhè – sono solo un ragazzo comune‖
―Comune!Quarterback e MVP per la squadra di football. Dimmi cosa si prova quando si vince una partita, con tutto il pubblico che grida e applaude.‖
―Uhm….‖ In tutti questi anni che aveva giocato a football nessuno gli aveva mai chiesto una cosa del genere.
―Allora – ― c‘era qualcosa che non andava in lui; doveva essere onesto. ― Uh…allora…veramente assomiglia molto a questo!‖
―Come mangiare pane francese in un ristorante?‖
―Oh.‖ Matt non si era nemmeno reso conto che c‘era del pane. Non aveva visto quando lo avevano portato. In quel momento ne spezzò un pezzo ci spalmò un bel po‘ di burro, ricordandosi improvvisamente di non aver mangiato a pranzo.
Elena lo guardò divertita di fronte ad un bicchiere di acqua frizzante.
―Pensavo che i giocatori di football non potessero mangiare il burro... ‖ gli disse Elena facendogli l‘occhiolino. Sì, era così. Poteva ammiccare quando lo voleva!Che talento!
―E‘ uno dei quattro gruppi di cibo‖ le disse seriamente, sperando che non pensasse che fosse pazzo…‖Zucchero, sale, grassi e cioccolato‖
―…cioccolato!‖ concluse insieme a lui Elena. Risero insieme di nuovo.
Era così facile. Era come stare insieme a qualcuno di famiglia, solo che era ancora meglio. Potevi dire di tutto, non importa quanto stupido, ma andava comunque bene. Lei lo avrebbe trasformato in qualcosa di spiritoso. Non si era mai sentito così con una ragazza.
Il cameriere ritornò, ma Elena lo liquidò con la mano. Non era assolutamente intimidita dal ragazzo. Matt aggiunse ―coraggio‖ alla lista dei suoi pregi.
Improvvisamente gli venne la pelle d‘oca. Quest‘anno avrebbe dovuto partecipare alla classe di recitazione per completare il suo orario di lezione, e stavano preparando ―I due gentiluomini di Verona‖. Matt non riusciva a memorizzare le sue battute. Forse perché l‘attrice che interpretava Sylvia era Caroline Forbes, che al quarto anno faceva cose come procurarsi ustioni indiane e poi scappava dalla professoressa dicendo che era stato Matt. Ma in questo momento mentre guardava Elena gli vennero in mente le parole dello spettacolo – parole perfette.
Chi è mai Silvia
Che i pastori Vanno a gara in esaltarla?
Bella e saggia, di splendori Certo il ciel volle adornarla
Perché regni sopra i cuori
Chi è mai Elena, che i ragazzi Vanno a gara in esaltarla?
Bella e saggia, di splendori Certo il ciel volle adornarla…
Oh cavolo, adesso sto diventando un vero sentimentale, pensò Matt. Era tremendo. E da quello che aveva sentito dire, Elena non era poi così santa, ma sicuramente assomigliava ad un angelo.
― Matt puoi dirmi una cosa?‖ gli chiese Elena, tracciando piccoli cerchi sulla tovaglia.
Il cuore di Matt fece un salto. Aveva perso gli ultimi minuti della conversazione. ―Certo... cosa?‖ le disse
―Cosa c‘è tra i ragazzi e le macchine?Come mai ne siete così affascinati?
Per un momento diventò rosso. Pensando alla sua vecchia e malconcia macchina si chiese se in realtà lei non si stesse prendendo gioco di lui.
Ma non era così. La sua espressione era perfettamente seria. Sembrava avesse dimenticato che tipo di macchina aveva e stesse facendo una domanda generica sul mondo maschile.
―Allora…‖ gli venne l‘impulso di grattarsi il collo ma non lo fece ―le macchine sono…. Le macchine ideali….um…‖
― Pensavo…. Se magari il tutto poteva essere ricollegato all‘uomo al tempo in cui c‘erano i cavalli….‖ Disse Elena inclinando la testa.
Improvvisamente i neuroni incominciarono a muoversi nel cervello di Matt. ― Ehi – è questo – beh potrebbe essere – almeno per me. Ho passato alcuni anni in una fattoria quando ero bambino – sai, una cosa da niente, era una piccola fattoria, ma aveva comunque dei cavalli. E dietro alla stalla dove erano custoditi questi cavalli, ce ne era un‘altra con cavalli purosangue, cavalli da corsa, capito?‖
Lei annuì e lui sospirò
―Mi piaceva tanto vedere correre quei purosangue. Erano la cosa più bella che potessi immaginare – per essere degli animali intendo‖ aggiunse in fretta.
―In che modo erano belli?‖
―Beh – erano- non lo so. Erano semplicemente stupendi. Avevano queste lunghe gambe delicate, e queste teste che erano sempre all‘insù, con le criniere sempre voluminose e fluenti. Si muovevano in una maniera che non riesco neanche a descrivere – quasi pigramente, ma si poteva comunque intravedere in loro una sorta di energia repressa. Come se volessero correre il più forte possibile per sempre. ―. Matt allungò la mano verso la sua bibita rendendosi conto improvvisamente che stava parlando da un bel po‘. ―Scusami mi sono dilungato un po‘ troppo. Quello che voglio dire è che i cavalli sono velocità, così come le macchine. E suppongo che una delle ragioni per cui mi piacciono sia questa.‖
―Non ti scusare. Penso che sia un argomento veramente affascinante‖ disse Elena, e lui comprese che stava dicendo la verità, che era interessata. Era rimasta con un pezzo di pane in mano, sovrappensiero.
―Grazie per essermi stata ad ascoltare‖ disse Matt. ―erano… veramente belli‖ la sua voce gli si strozzò in gola nel momento in cui guardò la stupenda ragazza che aveva di fronte.
―Quindi la velocità è un elemento importante‖ disse Elena sorridendogli, le sue guance un po‘ più rosa sotto la luce della candela.
―La velocità, sì. E‘ come quando posso guidare un‘auto migliore di quel barattolo che ho io – come per esempio le cabriolet, e spingo l‘acceleratore e guido veramente veloce in un rettilineo oppure su piccole curve di collina. Qualche volta ti senti come se facessi parte della macchina e lei parte di te. E‘ come volare.‖
Matt si fermò, improvvisamente travolto dalla confusione. Ad un certo punto preso dall‘entusiasmo aveva preso la mano di Elena e la stava stringendo,
insieme al pane. Si sentì arrossire e stava quasi per lasciargliela quando lei gli strinse le dita e gliela riprese di nuovo. Grazie a Dio il pane non era imburrato.
―quindi c‘è dell‘altro sulle ‗ macchine davvero belle‘?‖ gli chiese, quasi stuzzicandolo senza mai distogliere lo sguardo.
―Beh, c‘è – c‘è dell‘altro‖ aveva dovuto distogliere lo sguardo da lei per dire questo—―c‘è qualcosa di tipo fisico nel guidare una macchina, che ti lascia sentire ogni protuberanza della strada. Quando ti senti parte dell‘auto – e ci sei solo tu lì a sentire l‘aria e la strada – è come se fosse – una cosa fisica capito? Come se fosse – sexy.‖
Era quasi impaurito di guardarla a questo punto. Ma una increspatura di risate lo vece arrossire e poi due calde mani presero le sue. ―Matthew Honeycutt, perché sei diventato rosso! Ma ― – in una voce improvvisamente seria – ― penso di aver capito cosa vuoi dire. Tu hai rappresentato qualcosa che io ho avvertito con le macchine – ma che non sono mai stata capace di descrivere‖.
Continuò a parlare, ma Matt non era più nella stanza oramai. Stava volteggiando attorno al sistema solare in un punto vicino al pianeta Nettuno e le comete e gli asteroidi stavano veleggiando intorno a lui, colpendolo sulla testa ogni tanto. Quando tornò in lui lei stava ridendo su quando una volta mentre stava facendo parasailing (volare con il paracadute dietro la barca) i marinai l‘avevano fatta sbarcare accidentalmente nella sabbia anziché nell‘acqua. ― ma prima di questo‖ disse ―era perfetto. C‘erano solo il fruscio del vento, e la grande vastità blu sotto di me, e la sensazione di viaggiare – velocemente- attraverso l‘aria. Mi sentivo quasi un uccello. Vorrei avere le ali.‖
―Anch‘io!!‖ sbottò Matt. Se il suo cuore avesse potuto battere più forte lo avrebbe fatto. Ma era già al limite. ― Mi piacerebbe molto fare parasailing. Deve essere incredibile.‖ Guardò il suo piatto ―A dir la verità, penso che la cosa più incredibile che mi sia successa sia… questa serata.‖
Immediatamente, la risata beffarda di Elena lo rimise al suo posto – ma non stava accadendo ciò. Elena non stava ridendo. Stava guardando in basso verso il
suo piattino bianco e stava arrossendo. Poi alzò la testa e Matt avrebbe potuto giurare che i suoi occhi erano lucidi.
Puntò un dito verso di lui come se la sapesse lunga. ―Non essere sciocco, Matt. E cosa ne dici della partita contro i Bullfinches, quando facesti un passaggio da 50 yard che ti permise di fare un touchdown?ecco quello non è stato incredibile?‖
Matt strabuzzò gli occhi ―Ti piace il football?‖
―Beh, mi hai scoperta. Non mi piacciono gli infortuni e molti giocatori. Ma mio padre – era un punto fisso per i Clemson, li aiutò a vincere l‘Orange Bowl. Così ho dovuto imparare qualcosa. Papà aveva un sacco di cassette, sai tipo i migliori passaggi di una partita, i migliori passaggi della stagione, i migliori touchdown della stagione i migliori touchdown della carriera-‖
Matt si rese conto che la stava fissando ―Perché non è diventato un professionista?Oppure lo è stato?‖
" No, ha avviato un'attività. Ma mi ha trasmesso il suo istinto per il football". Matt si mise a ridere. Non capiva quello che stava provando. Il suo cuore impennava in dodici direzioni diverse allo stesso momento. In qualche modo riuscì a sembrare scherzoso e le ondeggiò un dito davanti al viso. "Beh, scommetto che non conosci il mio vero momento di gloria"disse. "Stavamo giocando al Ridgemont Cougers e il punteggio era serrato ed io ero disperato. Il tempo stava finendo e all'improvviso ebbi questa grandiosa e pazza idea ed io - ".
"Corresti a destra per fingere un passaggio a Greg Fleisch, il mediano". Elena lo interruppe lentamente."Ma tenesti la palla per te, e corresti - corresti - corresti verso uno favoloso touchdown proprio un attimo prima che quattro dei Cougers ti placcassero". "Sìì... e mi hanno anche rotto la clavicola". Disse Matt sorridente. "Ma non l'ho nemmeno sentito. Stavo volando da qualche parte tra le nuvole".
"Le persone urlavano e si baciavano e tiravano gli oggetti". Disse Elena. " Anche i fan dei Cougers erano impazziti. Uno di loro mi afferrò e cercò di baciarmi". E scommetto che non c'entrava niente la partita, pensò Matt, sorprendendo se stesso nel dire "Dimmi il suo nome e vado a rompergli la mascella". "Oh, gli ho già dato un calcio sullo stinco". Disse Elena calma." Da dietro così ho potuto graffiargli l'osso dello stinco per tutta la lunghezza con il tacco della scarpa". Aggiunse le ultime parole con un sorrisetto così dolce che anche un inquisitore spagnolo- forse anche lo stesso Torquemada - lo avrebbe invidiato. "Da quello che vedo sarà meglio che eviti di farti arrabbiare" disse Matt, ed Elena rise nuovamente, mostrando i suoi denti se possibile ancora più bianchi delle perle. "Non credo", aggiunse Elena, " che qualcuno possa rimanere arrabbiato con te per molto".
Matt non sapeva cosa dire. Tutti quegli idioti, stava pensando. Tutti quei perdenti che vogliono uscire con lei solo per il suo aspetto, si stanno maledettamente perdendo tutto il resto. Certo, lei è uno schianto, lei è... la persona perfetta: intelligente, spiritosa, e divertente, e... bhè, solo perfetta. Il modo in cui rende tutto semplice, e come riesce a farti star bene con te stesso, e...
Matt ebbe il folle impulso di inchinarsi e chiederle di sposarlo proprio lì in quel momento.
Scoppiò all'improvviso a ridere al pensiero dell'assurdità di tutto ciò. Stava per dire qualcosa quando qualcuno tossì con premeditata malizia.
"Bene signore e signora, possiamo ordinare adesso?" esordì il cameriere, palesemente irritato.
"Credo sia giunto il momento di dare uno sguardo ai nostri menù"disse Elena coprendosi la bocca con la mano per tentare di nascondere una risatina.
"Saremo pronti in pochi minuti", Aggiunse Matt con tono altezzoso, sprezzante...
Il cameriere si allontanò rumorosamente.
Matt guardò verso Elena. Lei lo guardò nascondendosi dietro la mano raccolta a pugno e si ritrovarono entrambi a ridere istericamente, senza fiato.
"Povero ragazzo, "disse Matt.
"Su dai, "Elena sollevò le sopracciglia con aria indifferente. "Dopotutto è solo un cameriere. Aspettare è ciò per cui è pagato."
Questa fu la prima volta che Matt vide il lato da "Gelida Principessa" di Elena Gilbert, e non seppe cosa pensare a riguardo. Ma, pensò, se Elena fosse stata davvero perfetta non sarebbe stata umana. E se mai qualcuno poteva avere il diritto di tenere quel contegno da Robert E. Lee, quella persona era proprio Elena Gilbert.
"Possiamo?" le disse porgendole un menù.
"Assolutamente", rispose Elena imitando i modi aggraziati del 19° secolo, e aprirono i menù.
Malgrado tutta la preparazione, i prezzi preoccupavano Matt. Una Bistecca New York costava 39$. Ma se Elena avesse ordinato una bistecca, lui avrebbe potuto prendere il pollo, che costava solamente 23$. Per un totale di 62$. I piatti principali venivano serviti con le verdure, ma c'erano anche gli antipasti da considerare. Avrebbe potuto suggerire di dividersi l'insalata di spinaci, che costava solamente 10$. Avrebbe fatto 72$ in totale. Dopo anche se lei avesse voluto un dessert, avrebbe potuto concederle anche molto altro -ma un attimo, c'erano le bevande. Lui ne aveva bevute due, lei una. Quell'acqua frizzante costava 7$ la bottiglia- ogni cola era 2$. E le tasse. E la mancia. E la mancia al valletto.
Bene, avrebbe solo dovuto bere acqua liscia d'ora in avanti, e sperare che Elena non desiderasse sia l'antipasto sia il dessert.
"Con cosa vuoi cominciare?" sussurrò Elena. "Di solito prendo una Caesar's salad a metà. Te la preparano qui al tavolo. E' davvero buona."
Matt annuì con decisione così non dovette guardarla negli occhi. Alla fine era solamente una Caesar's salad, a 15$. Hey, aspetta!Lo sapeva. C'era una specie di salmone affumicato nella lista degli antipasti. Poteva prendere quello come antipasto - Matt sai che puoi farcela- e sarebbero stati solo 6 dollari. Si sarebbe preparato un sandwich una volta tornato a casa. Sarebbe andato tutto bene.
Il cameriere tornò, più sdegnato che mai.
Matt cominciò, "Io -intendo noi, noi - noi vorremmo metà-"
"Vorremmo dividerci una Caesar's salad, "Disse Elena con calma, guardando di sfuggita il cameriere. Sorrise a Matt guardandolo negli occhi "Giusto?"
"Giusto, " rispose Matt sollevato.
Quando il cameriere si fu allontanato, il sorriso di Elena cambiò, diventando un sorriso meschino. "Non ci perdonerà tanto facilmente" disse. Il riflesso di un candelabro sulla sua spalla sinistra la incorniciava in un arcobaleno di luce. C'era qualcosa in Elena-come se risplendesse- che non aveva mai visto prima in una ragazza. Era come se la luce le danzasse costantemente intorno, come se qualche volta potesse semplicemente svanire nella luce. Maledizione, pensò, potrei "farmi venire un mal di stomaco" e non essere in grado di ordinare il piatto principale. Poi potrei riprendermi in tempo per il dessert o qualcos'altro. Ma per quanto m‘interessa può pure mangiarsi l'aragosta!
La cosa si stava facendo imbarazzante. Nessuno stava dicendo niente.
"Hai un animale?" Domandò all'improvviso Elena.
"Uhm." Il primo impulso di Matt fu di controllare se ci fossero peli di cane sulla sua giacca o cose del genere. Poi alzò lo sguardo per scoprire che lei gli stava sorridendo ancora una volta.
"Beh, avevo un vecchio Labrador Retriever, " disse, lentamente, "ma si è ammalato di cancro e… Beh, questo circa sei mesi fa."
"Oh, Matt!come si chiamava?"
"Britches, " ammise, arrossendo. "L‘ho chiamata così quando avevo 4 anni. Non ho assolutamente idea di cosa stessi cercando di dire."
"Credo che Britches sia un nome di tutto rispetto" disse Elena. Lei gli toccò la mano leggermente, con un dito. Una sensazione simile alla lenta, dolce melassa, fuoriuscì dal suo tocco raggiungendo le vene di lui, rinvigorendolo. Sperò che lei non ritraesse il dito.
Non lo fece. Disse, "Continuiamo a perdere gatti. Margaret li porta a casa mezzi morti di fame, zia Judith si prodiga dietro di loro e poi questi si mettono a correre nei dintorni-" Compì un piccolo, efficace gesto.
Matt fece una smorfia. Tollerava ben poco gli animali pelosi schiacciati, ma doveva dimostrasi macho a riguardo." Gatto au vin?"suggerì, mimando di versare un bicchiere di vino. Le lacrime salirono agli occhi di Elena ma dalla gola le uscì una risatina. "Siccome-un gatto che è stato investito da una... sì, dipende dalla sua grandezza."
Matt non poté che ridere, e dopo raccontò la storia di come un anno Britches riuscì a salire con le zampe sul mobile e si portò via il tacchino del Ringraziamento avanzato tenendolo in bocca e mostrandolo in soggiorno a tutta la famiglia come fosse un trofeo. Elena rise e rise ancora della storia. Rideva anche mentre il cameriere preparava la Caesar's salad accanto al loro tavolo, e raccontò una storia su Snowball, che adorava dormire nelle scatole o nei cassetti aperti, e che accidentalmente venne chiuso in uno di essi quando era un cucciolo.
"Il rumore che fece!"esclamò Elena. Matt rise con lei. Pensava che sarebbero dovuti stare in silenzio a guardare la preparazione dell'insalata, ma no-Elena ne aveva viste già abbastanza di queste dimostrazioni. Accettò il suo piatto con un allegro "Sembra buonissimo!" cospargendolo di pepe fresco, come se lo avesse sempre fatto.
Forse era così. Forse uscire con così tanti altri ragazzi... ma che differenza faceva? Stasera era sua.
Una ragazza camminava per la stanza vendendo piccoli teneri bouquet e rose singole. Elena parlava con Matt senza degnare la ragazza di uno sguardo. Non
c'era ragione di farlo - fu uno stupido impulso- ma qualcosa dentro Matt si accese quando vide la ragazza, vestita come una gitana, e la raggiunse.
"Aspetta, "disse. "Vorrei questa." Toccò delicatamente una rosa quasi del tutto sbocciata. Era quasi bianca ma i petali interni erano spennellati di rosa e gli altri con un colore simile all'oro. Gli ricordò Elena: la sua pelle, le sue guance, i suoi capelli.
"Molto bella; scelta perfetta, "disse la gitana. "Una vera rosa fiorentina, proprio come dipinta da Botticelli. E a soli quattordici dollari." Lei parve accorgersi dell'espressione shockata di Matt e aggiunse rapidamente, "ovviamente accompagnata da un augurio di fortuna in amore- per entrambi."
Elena stava per aprire bocca, e Matt pensò che stesse per mandar via la ragazza dei fiori. Immediatamente esclamò, "Fantastico!" lei rimase zitta e un po‘ seria per un momento prima di sorridere.
"Molte grazie, " disse accettando la rosa, mentre Matt stava valutando se fosse stato meglio comprarle l'intero bouquet-poteva vedere il segno nel cesto, tra l'altro costavano solo un dollaro in più perché le rose di cui erano composti erano più piccole, o semmai una rosa tutta bianca che si sposasse con il suo vestito. Dio, era uno sciocco. Perché non comprarle una rosa rossa che risaltasse completamente?
"Una rosa fiorentina, dal gambo lungo, " disse la ragazza gitana e una doppia dose di fortuna in amore. Mostratemi i palmi delle mani, entrambi."
Arrossendo, Matt fece come chiesto. Poi venne preso da un attacco di ridarella. Sapeva che non avrebbe potuto ridere, nemmeno sgignazzare-ma non poteva neppure trattenersi. Oh, Dio, pensò, fa che non scoppi! Non adesso, mentre la gitana si stava concentrando sui loro palmi, "Hmmm, "e "Io vedo, " e "Ma, sì, certo, " con un falso accento francese.
Alla fine, lui guardò velocemente verso Elena e dalla sua bocca nascosta dentro l'altra mano e dai suoi occhi capì che anche lei stava avendo lo stesso problema, rendendo il tutto doppiamente peggiore.
Alla fine, la gitana smise di borbottare e parlò a Elena. "Avrai circa un anno di serenità. Dopo vedo un periodo più buio-ci sarà un pericolo. E alla fine, tu avrai la meglio sull'oscurità e brillerai di nuovo. Stai attenta agli uomini dai capelli scuri e ai vecchi ponti."
Elena sprofondò nella sua sedia. "Grazie."
"E tu, " la donna si rivolse a Matt, guardando ancora il suo palmo, "tu hai trovato la donna della tua vita, metà bambina, metà donna. Adesso che sei sotto il suo incantesimo niente di separerà da lei. Ma vedo un periodo oscuro per il tuo cuore prima che tu ne esca. Tu sarai sempre pronto a mettere l'interesse del tuo amore davanti ai tuoi."
"Uh, grazie, " rispose Matt, riflettendo se lei si aspettasse una mancia o no da lui, ma lei aggiunse, "Per pozioni, amore o incantesimi, venite da me a Heron, il mio negozio "Amore e Rose. ―Lasciò a Matt il suo biglietto da visita e si allontanò lentamente con i suoi bouquet.
A quel punto Matt and Elena poterono ridere quanto vollero, e non fu poco. Matt si calmò solo quando gli tornò in mente che probabilmente avrebbe dovuto comprarle la rosa bianca, per abbinarla all'abbigliamento di Elena. Si sentì sciocco. Ma Elena stava ancora ridendo.
"Meredith l'avrebbe fatta a pezzi, " ansimò Elena alla fine. ―<<un periodo oscuro prima che tu ne esca... >> Ma la rosa ... è la più bella che abbia mai visto."
"Davvero?" Matt sentì un profondo sollievo attraversarlo che si palesò con una risata stupida. "Uh, Meglio di una bianca?"
"Certo." Elena accarezzò la sua guancia col bocciolo. "Non ne avevo mai vista una così prima."
"Sono felice. Questa, beh, mi ricorda te."
"Perché, Matt Honeycutt"Adulatore!" Elena lo picchiettò delicatamente con la rosa, con cui poi cominciò ad accarezzarsi le labbra.
Matt sentì un altro rossore avvampare, questa volta per due ragioni.
Normalmente ce ne sarebbe stata una terza, l'imbarazzo su come dire quello che era necessario ma la necessità urgente di tenere le cose sotto controllo lo portò a dire solamente: "Mi potresti scusare un minuto, per favore?" e non aspettando nemmeno un suo grazioso cenno, si allontanò velocemente in direzione del bar cercando la toilette.
Il bagno degli uomini era appena a destra del piccolo corridoio. Matt entrò e si prese un momento, tirò fuori il portafoglio e cominciò a calcolare freneticamente.
Hey, rilassati, si disse prima di cominciare. Ne hai abbastanza. Semplicemente, non fare più gesti impulsivi come quello delle rose, e non pensare di lasciare laute mance.
Adesso, se lei ordinasse, diciamo la Piccata di pollo e funghi selvatici, sentiva di aver memorizzato tutto il menù, sarebbero stati 25$. Così lui avrebbe potuto ordinare l'antipasto di tortino al salmone, a soli 12$. A quel punto avrebbero potuto ordinare anche il dessert ed anche il caffè, se avesse ridotto al minimo le mance.
"Torna di là e intrattieni la tua ragazza" giurò di sentire lo zio Joe dirlo, mentre la sensazione di un calcio da dietro sembrò provenire dal portafoglio. Quello era un buon consiglio. Il solo problema è che gli fece venire la necessità di dare un'occhiata al biglietto da cento dollari, di toccarlo come porta fortuna, e di guardarlo per sicurezza.
Scuotendo la testa tra sé e sé, giro il portafoglio sottosopra così da avere davanti lo scomparto segreto e toccarlo.
E lo toccò.
Lo toccò freneticamente dentro e intorno, maneggiandolo fino a rigirare il borsello sotto sopra.
Alla fine fu costretto ad ammetterlo.
Il biglietto da cento dollari non era lì.
Era scomparso.
Era scomparso.
Dove? Quando? L'ultima volta lo aveva visto quando stava giocherellando con il portafoglio a casa, sognando ad occhi aperti l'appuntamento. Sapeva di averlo visto allora. Cosa poteva essergli successo?
Disperatamente controllò il resto del portafoglio. Niente. Gli altri soldi erano lì; non era stato derubato, ma... niente biglietto da cento dollari.
Matt passò i seguenti dieci minuti nella più frenetica e minuziosa ricerca della sua vita…. da solo. Guardò ovunque. Poteva averlo infilato in un calzino?
Forse in qualche modo era finita tra il suo bucato? No. In qualche altra tasca del portafoglio, da qualche altra parte? No.
Alla fine fu costretto ad ammettere come stavano realmente le cose: la banconota da cento dollari era sparita.
E la cosa peggiore era che non doveva per forza andare in quel modo. Si diceva in giro che Elena Gilbert non uscisse mai con un ragazzo senza pagare la sua parte. E lei stessa glielo aveva effettivamente confermato, quando lui aveva finalmente trovato il coraggio di pronunciare balbettando quelle parole:
‖ Usciresti con me il prossimo sabato? ‖ Si ricordava esattamente come gli occhi di lei si erano animati e come gli aveva risposto: ―Sì, ma io pago sempre la mia parte‖. E lui, il più idiota tra gli idioti, aveva esclamato con orgoglio ―No, non questa volta‖.
Caduto nella sua stessa trappola. Qualunque cosa volesse dire.
E ora, che cosa fare? Oddio, che cosa avrebbe potuto fare? La maggior parte dei suoi amici erano praticamente al verde durante l‘autunno e inoltre erano a mezz‘ora di macchina da lì. Sua madre, diede un‘occhiata all‘orologio e trasalì. Erano passate le 9:00 (non c‘era da stupirsi che il cameriere fosse così irritato) e sua madre stava di sicuro dormendo ormai. Il suo turno al panificio iniziava presto.
Maledizione. Avrebbe quasi potuto mettersi a piangere.
Il punto era, come sarebbe potuto ritornare da Elena e dirle che non aveva i soldi per pagarle la cena visto che già si trovavano lì e stavano già cenando? Oddio, non gli avrebbe mai più rivolto la parola per tutta la vita. E lui sarebbe stato arrestato, rinchiuso come un truffatore ...o come si chiama.
Non poteva farlo. Ma doveva. Doveva farlo e basta. E continuando a ripeterselo, cosi come fa un soldato la notte che precede la sua prima battaglia, marciò verso il tavolo e si sedette di fronte ad Elena. Elena ridacchiando allegramente disse : ‖ Monsieur Garçon è passato ma l‘ho mandato via. Tornerà tra… ‖ Di colpo smise di parlare e il suo atteggiamento cambiò completamente. ‖ Matt cosa è successo?‖.
Matt aprì la bocca ma non ne uscì niente, neanche le falene che immaginava ci fossero. Che cosa poteva fare? Chissà se facevano ancora lavare i piatti per saldare il conto della cena, quando non si era in grado di pagare? O si trattava soltanto di una leggenda metropolitana? Non poteva neanche immaginare Elena, nel quel suo scintillante abito di un celeste lunare, che lavava i piatti.
E se invece avessero continuato a cenare e alla fine avesse provato a parlare con il direttore in privato? La sua famiglia era in difficoltà economiche in quel periodo, ma quando non lo era stata? Forse sua madre gli avrebbe prestato i soldi la mattina successiva. Ma bastò soltanto il pensiero dell‘espressione che avrebbe assunto il cameriere per mandare in fumo il suo piano. Inoltre Elena ne sarebbe stata umiliata. Elena! Il suo perfetto , prezioso angelo sarebbe stato...‖
―Matt, tu stai male. Stai tremando. Dobbiamo chiamare un dottore.‖ Matt batté le palpebre, e lentamente iniziò a mettere a fuoco ciò che lo circondava. Poteva appena immaginare l‘aspetto che doveva avere in quel momento: il viso di un colore tra il bianco e il blu, le mani gelide e il suo corpo scosso da un tremore continuo. Accidenti! Forse questo poteva funzionare. Forse se avesse finto di essere malato sul serio …
Invece si sentì dire a Elena: ―Ho perso i soldi‖. ― Matt stai delirando‖. ―No, è la verità‖. E si ritrovò a raccontarle tutta la storia di suo zio Joe, di come aveva
cercato di rendere perfetto il loro appuntamento e di come invece il risultato era stato orribile.
Osservò il viso di Elena che cambiava espressione, ma non avrebbe saputo dire se fosse un‘espressione positiva o negativa. Era un espressione calma, malinconica, sofferente.
Poi terminò il suo racconto. Fissò la tovaglia bianca immacolata. E poi sentì un suono davvero incredibile. Voltò la testa per assicurarsi di averlo sentito veramente. Elena stava ridendo. Ridendo di lui? No, ridendo con lui, la testa inclinata da un lato e lacrime di comprensione negli occhi.
―Oh Matt , quante ne hai dovute passare. Quello che hai fatto perché far si che tutto questo si avverasse. Ma adesso puoi smettere di preoccuparti. Dovrei avere abbastanza soldi per entrambi.‖ Con un rapido movimento prese la borsetta, che si abbinava al suo abito celeste: ―Ecco, fammi vedere...oh!‖ Tutto a un tratto iniziò a mordersi le labbra dal dispiacere.‖Mi ero dimenticata. Ho speso tutto per comprare questa borsetta e dei nuovi trucchi. Mi dispiace tanto.‖ Quel ―Mi dispiace‖fu sufficiente per aprire uno squarcio nel fianco di Matt e farlo affondare. Ma di nuovo sentì quella melodiosa, vivace risata. Alzò lo sguardo lentamente, senza più preoccuparsi di quello che gli sarebbe accaduto.
―Matt, va tutto bene‖. Sotto il tavolo, una mano affettuosa trovò una delle sue e la strinse per un attimo. ―Andrà tutto bene. Adesso ascoltami perché ho un piano‖. Negli anni a venire avrebbe imparato a diffidare di quella frase. Ma questa era la prima volta che la sentiva e cosi ascoltò. E la sua bocca si spalancò. E poi continuò ad aprirsi e a chiudersi come quella di un pesciolino rosso. ―Pensi sul serio che possiamo riuscirci?‖.
―So che possiamo farcela grazie a questo spazio vuoto qui‖ disse indicando il menu. Lui sgranò gli occhi. Poi lentamente alzò lo sguardo su di lei e sorrise.‖ E adesso asciugati la faccia perché sembra quasi che tu abbia appena fatto una maratona. Hai perso il tuo tovagliolo? Tieni , prendi il mio.‖
Doveva essere la sua immaginazione, ma a Matt sembrava davvero di poter sentire il profumo di lei sul tovagliolo. Si asciugò giusto in tempo prima che il cameriere ritornasse. Immediatamente Elena intrecciò le sue dita con quelle di Matt sopra la tovaglia. ―Monsieur e Mademoiselle alla fine hanno deciso di mangiare qui stasera?‖chiese il cameriere con tono severo, guardando Elena, che annuiva. ‖Mademoiselle?‖ ―Madame, s‘il vous plait‖ disse Elena dolcemente. ―E vorrei un soufflé al cioccolato con due cucchiaini, merci‖. ―Mademoiselle‖, il cameriere sembrava sul punto di esplodere. ―Madame‖ gli ricordò Elena. ―Madame, voi non potete, non potete...‖ La faccia del cameriere era diventata rossa.‖ Ma sì che possiamo‖ gli rispose Elena con il suo tono più dolce e indicò il menù. ―Qui non viene indicato nessun minimo d‘ordine per persona‖. ―Questo‖ disse il cameriere come se stesse cercando di mantenere il suo atteggiamento altezzoso, sebbene fosse sul punto di scoppiare dalla rabbia come un palloncino ― perché, perché ai nostri clienti abituali non occorre dirlo‖ . Elena avvicinò la mano libera alle labbra : ― Monsieur, la gente inizia a fissarci‖. Il cameriere si trattenne, raccogliendo tutta la sua dignità . ― E Monsieur?‖disse, con un tono gelido come il ghiaccio, rivolgendosi a Matt. ― Oh , hm , io ? Io vorrei, hm, due porzioni di gelato alla vaniglia. E due cucchiaini‖ si ritrovò a dire Matt, reprimendo tanto l‘impulso di scappare, tanto quello di scoppiare in una risata incontrollabile. ―Oh, e due tazze di caffè‖. ―Lei vuole...‖ ‖Due porzioni di gelato alla vaniglia‖. Matt temeva che il cameriere stesse per esplodere. ― C‘est impossible...‖ borbottò il cameriere, ma scrisse qualcosa sul suo taccuino. Il momento critico sembrava ormai superato. L‘uomo aveva ripreso il suo colorito normale ed era riuscito ad allontanarsi da loro senza esplodere. ― Ci vorrà circa mezz‘ora per far cuocere il soufflé‖ disse voltandogli le spalle. ―Intanto ...Bon appètit!‖
Appena se ne fu andato, Matt e Elena scoppiarono in una risata incontrollabile. ―Oddio, hai visto la sua faccia‖ disse Elena cercando di riprendere fiato. ―Quel poveretto...dovremmo dargli ciò che ci resta come mancia‖. ―Niente mancia. E‘
stato scortese con te. Per quanto mi riguarda non merita nessuna mancia, ed ho intenzione di dirgli di togliersi dai piedi se ciò dovesse ripetersi.‖
―Oh Matt, sei proprio un cavaliere dalla scintillante armatura. Ma posso dirti una cosa? Il mio ristorante preferito è Hot Doggles, sì, il posto dove fanno gli hot dog a Fell‘s Church. E la cosa che preferisco fare durante un appuntamento,e ora non vorrei sembrarti tetra, è passeggiare nel cimitero o nel Vecchi Bosco al chiarore della luna. Non m‘interessano le cose raffinate. Quando mi piace un ragazzo (e in quel momento i suoi occhi sembrarono dire qualcosa che Matt non riusciva neanche a credere) preferisco semplicemente andare a casa sua e ascoltare della musica, o invitarlo a cena con la mia famiglia. Tutto il resto è solamente...‖disse facendo un gesto di disprezzo con la mano . ―Solamente per quegli idioti che a volte mi tocca sopportare. Atleti senza cervello.‖ disse scuotendo la testa e i suoi bellissimi capelli, ondulati, dorati, fluttuarono da una parte all‘altra.
Matt aprì la bocca e ancora una volta non ne venne fuori niente. Non c‘era nessuno Zio Joe a dargli un calcio nel didietro.
Ma in qualche modo c‘era. Nonostante la banconota fosse sparita, sentì come una spinta e le parole uscirono da sole. ―Se avessi saputo che eri quel tipo di ragazza, ti avrei invitata ad uscire molto tempo prima‖, si lasciò sfuggire Matt. ‖Pensavo che fossi una specie di principessa viziata.‖ Un‘ istante dopo avrebbe voluto mordersi la lingua. Ma Elena non era arrabbiata. Al contrario disse tristemente: ―Molti ragazzi lo pensano, e credo di esserlo veramente. Riconosco ciò che voglio non appena lo vedo.‖ Ancora una volta i suoi occhi gli parlarono. E in quel momento lui non poté fare a meno di crederci. Sapeva che anche i suoi occhi stavano dicendo qualcosa a lei.
―Allora è per questo che non mi avevi mai chiesto di uscire. Credo tocchi a me rimediare .‖ Lei si mise dritta e sorrise di nuovo, questa volta di un sorriso luminoso: ― E quando ti porterò fuori per i nostri tre prossimi appuntamenti...‖ ―Tre appuntamenti!‖ Lei annuì in maniera solenne. ―Saranno appuntamenti in
posti come Hot Doggles o altri simili. Sei mai stato da Midge, tra la Main Street e la Hodge? E‘ fantastico e potremo parlare e divertirci. E a primavera faremo dei pic-nic. Hai mai fatto volare un aquilone? Lo so che è per i bambini, ma è davvero eccitante correre e correre e poi all‘improvviso sentire il vento. E poi lasciarlo andare. ― La sua espressione divenne sognante. ― A volte vorrei non dover mollare la presa . Vorrei volare via con l‘aquilone.‖ ―Come il paracadutismo‖ disse Matt, guardando il suo viso con ardore. Amava osservarla quando le sue guance avvampavano e i suoi occhi azzurri si accendevano. ―Oh sì, come il paracadutismo. Non sarebbe divertente farlo insieme? O un giro in mongolfiera. Ho sentito dire che ci sono delle mongolfiere a Heron. Anche se dovremmo risparmiare un po‘. E in inverno potremmo fare delle ‗persone‘ di neve.‖ ― ‗Persone di neve?‘‖ ― Si , è un‘idea di Meredith. Lei dice che si usa sempre la parola ―uomini‖ anche quando s‘intende ‗uomini e donne‘, quindi ormai siamo abituate a parlare di ―persone‖ per ogni cosa. Voglio che tu le conosca tutte: Meredith, e Bonnie e Caroline‖. Sollevò un dito con fare severo ― Ma non voglio dire uscire con loro. Bonnie ha una cotta per te, ma io ho diritto di precedenza.‖
Matt non sapeva dove stesse andando questa conversazione e nemmeno gli importava perché aveva l‘impressione di essere diretto in Paradiso. ―Conosco Caroline da anni‖ si ritrovò a dire. ― Credevo che tu fossi come lei, ma moltiplicato per dieci‖. Poi notò lo sguardo di lei e avrebbe voluto tapparsi la bocca. ―Bhè, a volte lo sono. ― disse Elena.‖Dovrai soltanto scoprire in che senso, d‘accordo?‖ In quel momento arrivò il dessert. Matt osservò mentre il cameriere con fare solenne posava quella cosa al cioccolato, di cui non ricordava il nome, e i due cucchiaini di fronte ad Elena, e le due porzioni di gelato alla vaniglia di fronte a lui, con due cucchiaini. Poi versò loro del caffè, appoggiò una cartellina con dentro il conto, e si girò come se non avesse voluto vederli mai più, senza neanche dire ― Bon appétit.‖
―Ce l‘abbiamo fatta ?‖ sussurrò Elena mentre Matt calcolava freneticamente la mancia per il cameriere e per l‘addetto al parcheggio. ― E avanziamo anche un dollaro‖ gli sussurrò lui in risposta, e di nuovo scoppiarono a ridere insieme.
Entrambi volevano che fosse l‘altro ad assaggiare per primo il soufflé al cioccolato. Alla fine per salvare il gelato alla vaniglia che si stava sciogliendo, Matt prese un cucchiaio stracolmo di dolce, lo intinse nel gelato che si stava sciogliendo e sorrise a Elena. Poi mentre Elena apriva la bocca per chiedergli se fosse buono, lui le portò velocemente il cucchiaio colmo alla bocca e spinse. Elena ebbe solo una frazione di secondo per decidere. Decidere se mangiare il dolce o farlo finire tutto sul suo abito celeste. Prese la decisione giusta, quasi troppo tardi, e in quel momento delle grosse gocce marroncine colarono dal cucchiaio e finirono fortunatamente sul tovagliolo che Matt stava tenendo con l‘altra mano.
― Anch‘io so essere ostinato‖ disse Matt. Poi sperando che lei non fosse arrabbiata: ― E‘ buono? ‖. ―Delicsioso‖ rispose lei in modo poco chiaro, finendo con un sorso d‘acqua e un ultimo assaggio. Poi, prima che Matt si rendesse conto di cosa stava accadendo, un oggetto spuntò dal nulla davanti a lui e dell‘acciaio freddo toccò i suoi denti. ―Apri bene‖ disse una voce dolce e lui velocemente aprì la bocca più che poteva per prendere un grosso, appiccicoso boccone di delizioso, caldo, dolce al cioccolato, mescolato a del dolce , freddo, gelato alla vaniglia. Era sicuro di sembrare un‘idiota mentre se ne stava lì seduto masticando quell‘enorme boccone, ma era così buono, ed Elena sembrava davvero soddisfatta di sé, chinata in avanti per ripulire con cura il suo mento dalle briciole . ― Meraviglioso‖, riuscì a dire, pulendosi il viso con l‘ unico tovagliolo a disposizione. ―Lo è , vero ? ‖ rispose Elena con un luccichio negli occhi. Poi il suo sguardo si fece serio. ― No, non lo è ―. ― Non lo è ?‖ Il cuore di Matt quasi si fermò. ―E‘...perfetto!‖ E iniziò a ridere mostrando dei denti bianchi e brillanti nonostante il cioccolato. Matt poté soltanto sperare che anche il suo
sorriso fosse altrettanto pulito. ― Sai una cosa?‖disse Elena, poi lo fissò intensamente negli occhi. ― Che cosa?‖ Matt riusciva a malapena a respirare.
―Dovremmo mangiarlo tutto prima che finisca di sciogliersi‖. E così fecero, ridendo e imboccandosi l‘un l‘altro ogni tanto. Il dolce era meraviglioso, ma ancor più meraviglioso era lo sguardo negli occhi di Elena ogni volta che Matt li guardava. Ovviamente, non riusciva a credere che quello sguardo ci fosse veramente, quindi dovette guardare molto spesso. Il risultato furono numerosi spargimenti di cioccolato, e fortunatamente mai sul vestito celeste.
Stavano giusto bevendo il loro ultimo caffè quando un‘ombra si profilò dietro la spalla sinistra di Matt. Che cosa vuoi adesso? Ho pagato il conto, pensò Matt. Ma non era il cameriere. Si trattava di una coppia più anziana, forse sulla sessantina. Oh , no, oddio! Pensò Matt. Finiranno per rovinare tutto, lamentandosi per il chiasso, lamentandosi per quanto tempo Matt ed Elena erano rimasti al tavolo, o lamentandosi per … qualcosa.
―Vi abbiamo osservato giovani piccioncini‖ disse l‘uomo, con una voce leggermente tremolante e Matt allora rivalutò la sua età di una decina di anni in più. ― E devo dire…‖ ― Che ci avete fatto ritornare con la memoria al nostro primo appuntamento‖ concluse l‘anziana signora con una voce dal tono dolce che a Matt fece di nuovo rivalutare la loro età, stimando che dovessero essere sulla settantina o forse perfino sull‘ottantina. Di solito gli piacevano le persone anziane, amava ascoltare le loro storie, gli piaceva visitare le loro vecchie soffitte piene di ricordi. Ma ora sentiva istintivamente che quella coppia avrebbe detto qualcosa che avrebbe cancellato tutta la magia dell‘appuntamento, sarebbe stato come sfiorare le ali di una farfalla con le dita sporche. ― Voi due evidentemente possedete qualcosa di molto speciale‖ disse la signora, sorridendo ad Elena. ― Lei è davvero incantevole, signorina‖. Elena arrossì in un modo affascinante e non disse nulla. ― E tu , giovane uomo ― disse il signore ― ovviamente hai soldi da buttare via‖. Matt poteva sentire il suo viso arrossire. Lo sapeva che avrebbero rovinato tutto. Si stavano prendendo gioco di lui.
― O almeno da calpestare‖. L‘anziano signore fece un cenno col capo indicando la scarpa di Matt.‖ Ti eri accorto di avere un banconota appiccicata lì sotto?‖ Tutto intorno a lui rallentò e si fece confuso. Lentamente, mentre una nebbia scura oscurava gran parte del suo campo visivo, Matt sollevò un piede e poi l‘altro osservando le suole. E lì, sotto il suo piede destro, c‘era la banconota da cento dollari. Sembrava quasi un messaggio, (uno scherzo), del vecchio zio Joe. Pensavi davvero che ti avrei lasciato nei guai ragazzo? Nooo! Ma per raggiungere il cuore di questa ragazza non occorre ricoprirla di fronzoli, sì lo zio Joe aveva davvero detto cosi ― ricoprirla di fronzoli‖ .Ma devi mostrarle il tuo cuore. Che cosa? Adesso ti stai imbronciando? Ma guardala!
Matt guardò, attraverso l‘oscurità, il volto luminoso di Elena. ― Io, io sono cosi dispiaciuto‖ riuscì a dire.
‖ Deve essermi caduta prima quando ho aperto il portafoglio e poi devo averla calpestata e poi non potevo vederla , ma, tutto quello che ti ho fatto passare...‖. ― Matt, non è meraviglioso?!‖ Elena stava dicendo. Aveva le lacrime agli occhi. ― La ringrazio signore per essersene accorto prima che fossimo usciti e si fosse infangata tutta.‖ ― A dire la verità, avrei voluto dirvelo prima‖ bisbigliò l‘anziano signore. ―Ma ve la stavate cavando così bene da soli. Eravamo a quel tavolo lì dietro‖, disse indicando un tavolo dietro di lui, ―e non ho avuto il coraggio di venire a infrangere il vostro sogno.‖ Infrangere il vostro sogno. E in realtà di questo si era trattato, di un appuntamento da sogno. Matt guardò Elena, ed Elena a sua volta lo guardò e poi rise e abbracciò il vecchio signore. ― Grazie‖ gli disse. ―Grazie per non averlo infranto. Sono stata in questo ristorante ― Elena disse stringendosi nelle spalle ― venti volte più o meno, ma stasera è stata la migliore‖.
― Ed io dico che un ragazzo capace di avere successo con una ragazza facendole mangiare solamente pane, lattuga e cioccolato deve avere davvero speciale.‖L‘anziano signore ridacchiò, guardando Elena con ammirazione. ―Non lasciartelo scappare mia cara‖. ― Grazie‖ disse Elena di nuovo, e aggiunse ―
Penso che non lo farò‖. Prese la mano di Matt senza lasciarla mai, mentre chiedevano all‘addetto al parcheggio se aveva il resto per una banconota da cento dollari.
Autrice: Lisa J.Smith - http://www.ljanesmith.net/
Traduzione a cura di: Kazami – Gigì – Estella - The Vampire Diaries Italia http://www.vampirediariesitalia.it
Questa traduzione e a puro scopo amatoriale, nessuno scopo di lucro. Tutti i diritti sono dei legittimi proprietari.
 
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;Rose
view post Posted on 5/1/2010, 20:18




wawawa grz mille^^
grz lo stesso vampi^^
 
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eugy96
view post Posted on 6/1/2010, 23:00




CI SONO STATA UN'ETERNITA A LEGGERLO MA VERAMENTE ROMANTICO COM'è KE TUTTO QUEL SOGNO SI è INFRANTO!!
 
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15 replies since 10/12/2009, 15:05   306 views
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